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MINERALE, VEGETALE O ANIMALE?
Sappiamo che era conosciuto ed apprezzato sin dall’antichità. Ve ne sono tracce, infatti, presso Sumeri, Assiri, Fenici, senza dimenticare i Celti che hanno avuto per “l’oro rosso” una vera passione. Già quindici secoli prima di Cristo il corallo è considerato sui mercati asiatici uno dei più ricercati prodotti di scambio, al posto delle monete.
A me personalmente è capitata la fortuna di imbattermi in gioielli lavorati in Cina intorno al 1200/1300 che ho potuto acquistare e portare in Italia. Ebbene questi gioielli erano realizzati con Corallo Mediterraneo!
Sin dall’antichità il corallo ha suscitato un mare di dispute su quale fosse la sua origine. Essendo a forma di albero, la prima cosa a cui gli antichi pensarono fu che fosse un vegetale, una delle tante piante acquatiche del mare. Il fatto, però, che una volta estratto dal mare diventasse duro come una pietra e come una pietra fosse lavorato, dava adito al partito degli alchimisti per dichiarare che il corallo era un minerale. Né aiuta a dirimere la controversia l’origine leggendaria del corallo.
Si narra che Perseo, uccisa la Gorgone, si reca al mare per mondarsi del sangue della stessa. Intanto il sangue che cola dal capo reciso di questa cade sugli arbusti e, mirabilmente, li pietrifica. La Medusa, da viva, pietrificava col proprio sguardo chiunque la guardasse. Da morta, è il suo sangue a pietrificare qualsiasi cosa che bagna. Lo stesso mito è ripreso, con poche varianti, da Ovidio nel libro IV delle Metamorfosi.
Qui sono le Ninfe che, stupite dalla trasformazione dei ramoscelli in pietra a contatto col sangue della Medusa, si divertono ad intingere altri ramoscelli nel sangue e a lanciarli in mare.
E potremmo ancora andare avanti, senza grossi successi però. La questione se il corallo fosse un vegetale o un minerale gli antichi non riuscirono a dirimerla. Dobbiamo arrivare al 1723 perché il medico marsigliese Andrea Peyssonel, a seguito di studi fatti su alcune affermazioni dell’alchimista napoletano Filippo Finella, metta la parola fine alla diatriba affermando che il corallo è un animale! Il corallo è, infatti, una colonia di minuscoli celenterati, assomiglianti ad attinie o polipetti, i quali con le loro secrezioni di carbonato di calcio formano una struttura solida sulla quale e nella quale vivono in colonie e si riproducono.
Dal punto di vista scientifico, il corallo appartiene al gruppo degli antozoi (dal greco Antos Zeion = animale a forma di fiore) e – in seno a tale gruppo – a quello degli octocoralli (dal numero dei tentacoli che hanno i “polipini”, appunto otto).
Bisogna fare attenzione quando si parla di coralli, a non confondere il sottogruppo Corallium (quello che noi lavoriamo) con i coralli che formano le barriere coralline degli atolli del Pacifico, i cosiddetti “reef”: coralli, anzi esacoralli che noi non lavoriamo e che vengono raccolti in quantità enormi per servire da arredo nelle case. Si tratta delle famose madrepore dagli stupendi colori (bianco, rosso, blu) che chissà quanti di voi hanno nelle case. Ebbene, sappiate che la raccolta di queste madrepore è vietata! Si stava infatti verificando che, dai e dai, le barriere coralline si erano a tal punto impoverite che, non opponendo esse barriere più ostacoli a maree e tifoni, questi spazzavano via completamente dagli atolli quanto vi trovavano (uomini, animali, case, strutture) con quali danni potete facilmente arguirlo. E’ per questo che ne è stata vietata la raccolta.
Non così per il corallium rubrum, per il quale, pur essendoci stata in alcune zone una massiccia raccolta, gli scienziati hanno dimostrato che non vi è assolutamente pericolo di estinzione, ma che – anzi – il corallo gode ottima salute.