Vero o Falso?

Qui di seguito vi forniamo alcuni piccoli trucchi, segreti del mestiere che “necessariamente” deve conoscere chi fa questo lavoro. Questi consigli devono servire solo ed esclusivamente a far sì che voi abbiate chiara la scala dei valori che dovete considerare quando acquistate un corallo.
Lo scopo è quello di aiutarvi a fare bene le vostre valutazioni.

Una cosa c’è – in linea di principio – da tenere sempre presente: oggi nessuno viene da voi per farvi fare l’affare della vostra vita! Se questo succede, chiedetevi dov’è il trucco, prendete tempo. Vi diranno che hanno bisogno di soldi subito, che ci sono altri cento che stanno solo aspettando un loro cenno per acquistare tutto ecc. Prendete tempo, riflettete: lo sta facendo forse per i vostri occhi belli? Perché proprio voi siete i fortunati baciati dalla sorte?
Pensateci bene!

E’ troppo importante, nel valutare un oggetto che vi viene offerto, considerare se il rapporto qualità/prezzo è giusto. Quando questo rapporto c’è, acquistate con fiducia. Quando c’è l’affare, o quando avete qualche perplessità, diffidate! Sotto c’è sicuramente qualcosa che non va…

Come riconoscere un corallo vero da un falso?

Sicuramente qualche cliente è venuto a chiedervi: “Voglio un corallo, ma che sia perfetto!”.
Niente di più errato! Il corallo, in qualsiasi modo lavorato, è un prodotto della natura. Come tale, è imperfetto. Diffidate di un corallo che sia perfetto!
Se, per esempio, un cabochon è perfetto in superficie, non vedete macchie, non vedete quelle linee concentriche tipiche del legno e che stanno a significare – come per gli alberi – la crescita del ramo, allora fate attenzione: potrebbe essere un falso o un contraffatto.
Un sistema molto sicuro è quello di osservare attentamente il fondo del cabochon: un difetto deve averlo! Ad esempio, per il corallo del Giappone (Cerasuolo, Pelle d’angelo, Moro) vi deve essere qualche macchia o linea bianca che sono così caratteristiche e che sono un pregio, non un difetto. Capito, allora? Cercate i difetti, se volete trovare i pregi e ricordatevi sempre che ogni pezzo di corallo è irripetibile: non ne esistono due uguali!

Il corallo nero

E’ corallo, o meglio, scientificamente appartiene alla sottofamiglia degli Octocoralli, che sono quelli che normalmente vengono lavorati. Il “corallo nero” altro non è che una gorgonacea, vale a dire una pianta che cresce nel mare. E’ di colore marrone/nero e, essendo abbastanza dura, è possibile lavorarla. Per lo più è presente nella fascia equatoriale e sono le popolazioni che vivono in quest’area che le lavorano in fogge primitive: tronchetti, sfere mal riuscite. Il valore intrinseco di tali oggetti è molto basso, ma spesso chi li propone parla di rarità. Diffidate! Questi oggetti valgono molto poco sia perché queste gorgonacee sono molto diffuse, sia perché le lavorazioni che vi vengono eseguite sono di scarsissimo valore tecnico e per niente artistico.

La “pelle d’angelo”
Attenti a quando vi offrono il corallo rosa passandolo per “pelle d’angelo”. Quest’ultima è un corallo dal particolare colore che si trova raramente nel corallo Satsuma, di origine Giapponese.
Il colore della “pelle d’angelo” è un bel rosa, compatto: meno macchie bianche ci sono più è buona la qualità della “pelle d’angelo”.
Essendo questo corallo, in questa colorazione, molto raro è anche molto costoso: si parla, oggi, di prezzi al grammo che vanno dalle 100.000 alle 300.000, a seconda della qualità.
Per cui diffidate quando vi vengono ad offrire per “pelle d’angelo” coralli che costano molto meno di tali cifre. Sono coralli rosati, ma non sono pelle d’angelo.
Coralli molto simili alla pelle d’angelo sono il Midway ed il Miss o Misu. Entrambi, però, sono molto chiari e non troverete che dei colori bianco/rosati, al massimo rosa pallido. Non sono “pelle d’angelo”.
In ogni caso, la cosa migliore è farsi dare, insieme alla fattura, un bel certificato di garanzia, con tanto di firma del vostro fornitore, con la foto dell’oggetto di cui si garantisce che si tratta di “pelle d’angelo”. Se il vostro fornitore vi sta imbrogliando, sicuramente farà marcia indietro.

Come conservare e mantenere il corallo

La lucidatura superficiale che l’artigiano riesce a conferire il corallo dopo il lungo e complesso processo di lavorazione viene spesso compromessa, nell’uso, dal contatto di questo con gli umori epiteliali e con le sostanze cosmetiche.
Quando dunque il corallo diventa opaco, non si può far altro che affidarlo in mani esperte capaci di restituirgli lo splendore originale.
E tuttavia molto è ciò che si può fare per prevenire questo processo. Innanzitutto quando si pensa di voler indossare una collana di corallo, sarà opportuno non applicare creme o profumi sul collo. Per conservarlo nel migliore dei modi, ogni 6 mesi conviene sfregare la collana con un panno di cotone, meglio se appena imbevuto di cera liquida. Questa operazione eliminerà le scorie che si depositano tra sfera e sfera.
Ogni uno o due anni sarà conveniente cambiare il filo di cotone all’interno della collana. L’uso infatti lo avrà allungato ed annerito.
Un consiglio che deriva da un detto antico: “Il corallo quando non è portato si ammala”.
Per cui, quello che possiamo consigliare è di indossarlo il più possibile. Il corallo non è fatto per restare negli scrigni. Per cui, tirate fuori i gioielli della nonna e indossateli. Sono vivi e palpitanti, e meritano di continuare a vivere gioiosamente indossati. Una precauzione da osservare è quella di evitare di esporre il corallo, in vetrina, vicino a fonti di luce molto calda. E’ bene ricordare che il corallo è pur sempre una materia organica e come tale può essere danneggiato da una temperatura molto alta.

La raccomandazione più importante di tutte è però questa: ricordarsi sempre che un corallo è, nello stesso tempo, un capolavoro della natura ed un capolavoro dell’uomo. E’ un unicum! E come tale va considerato: con il rispetto, con l’amore che sono dovute all’opera d’arte, al pezzo unico.